venerdì 16 settembre 2011

SESTO SENSO - PENNA E CALAMAIO

Penna e calamaio


 
Pomeriggio d’inverno,
giornata fredda e ventosa,
nevischio ghiacciato
portato dai monti lontani,
rovisto in cantina
tra vecchie cose
dimenticate dal tempo,
ricordi di famiglia
di avi scomparsi
vicini o lontani.
Vecchie foto, lettere,
ingiallite dal tempo,
monili di legno
forati dai tarli,
arnesi di ferro
dalla ruggine logori.
Un cofanetto verde
con fiori dorati,
non lo ricordavo,
lo apro, all’interno
penna e calamaio;
macchie di inchiostro
sul vetro ingiallito,
penna scrostata
dai segni delle dita
che l’hanno sollevata,
pennino consumato
spiega le frasi scritte,
guidato dalla mano sul foglio.
Ripenso al nonno
nella povera casa,
davanti al ceppo
ardente nel camino,
intento a scrivere.
A chi? Che cosa?
Al figlio soldato?
Alla mamma lontana?
O forse, come me,
la stessa follia
di essere poeta,
una poesia.
Affetto abbandonato
nella buia cantina,
voglio far rivivere
i ricordi lontani
la dimenticati,
sali con me
sul mio scrittoio,
rivivi tempo nuovo
di oblii andati.

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